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L' Europa e i paesi del Mediterraneo: Austria

av AA.VV.

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Dopo il grande successo della collana "L´Italia", Repubblica ha voluto puntare su un´opera inedita, realizzata appositamente per raccontare, con la stessa filosofia editoriale che ispira le guide rosse del Touring dedicate alle regioni italiane, tutti i paesi europei e quelli che si affacciano sul mare Mediterraneo. Elegante anche la presentazione con rilegatura cucita, segnalibro e cofanetto, tutto in blu. Dentro ci si trova: rassegne autorevoli dei principali tratti storici, artistici e culturali di ciascun paese, una straordinaria varietà di percorsi e itinerari di visita. Un corredo ricchissimo dal punto di vista cartografico e centinaia di illustrazioni.
Cominciamo allora il viaggio: il primo volume, dedicato all´Austria, sarà distribuito in omaggio con Repubblica martedì 14 febbraio. Il secondo volume "Francia" sarà in vendita da martedì 21 febbraio a richiesta col quotidiano. Seguiranno "Spagna e Portogallo", "Gran Bretagna e Irlanda", Egitto e poi tutti gli altri paesi per 18 volumi complessivi.

Nell´anno in cui festeggia l´anniversario dei 250 anni dalla nascita di Mozart, l´Austria raccontata nel primo volume dell´opera è piena di richiami e suggestioni: terra di grandi paesaggi e di itinerari naturalistici dal Danubio alle Alpi, ma anche di grande spessore artistico, civile e culturale, con Salisburgo e naturalmente Vienna, cui il volume dedica una sezione particolarmente ricca ed accurata. E poi la Francia, non solo gli itinerari classici ma anche una sorta di "sottoguide" a Normandia e Borgogna, Aquitania e Provenza. Ovviamente Parigi, ma non solo quella del Louvre e di Notre-Dame anche quella di Belleville e dei grandi parchi di divertimento dei dintorni, della Villette e del Viaduct des Arts. Solo per dare un assaggio dello spirito delle "guide blu", compagne di viaggio tra tradizione e modernità.

Nell´anniversario della nascita di Mozart, tanti gli eventi da Vienna a Salisburgo
Diciotto libri preziosi ed eleganti per raccontare percorsi antichi e moderni

di PAOLO RUMIZ

Cominciate masticandone il nome. «Austria». Parola arcana, da fiabe di Tolkien, da racconto medievale. Terra mitica, più che reale. Il suono contiene già la sua essenza: frontiere, venti, foreste, nevi; fiumi, eserciti e popoli di passaggio. In lingua originale è ancora meglio: «Oesterreich», cioé Impero dell´Est. Vuoi mettere col banalissimo «Deutschland», Germania, letteralmente terra dei tedeschi; nome pesante, figlio dell´era sciagurata delle nazioni e del «Dio con noi». «Impero dell´Est» ha un´altra dolcezza, è figlio di un´altra epoca. Forse capiremmo di più, se la chiamassimo direttamente così.

Già quella forma a padella dice tutto. È il relitto di un altro tempo. Il frammento di un altro spazio, come la favolosa «Cacania» immaginata da Claudio Magris. Qualcosa in bilico, una terra di passaggio. E poi quella sua capitale, Vienna, sistemata tutta in periferia, proiettata su un altro mondo, eccentrica rispetto alla nazione di riferimento, un po´ come tutte le capitali dell´ecumene danubiana: Belgrado, Budapest, Bratislava, Zagabria. Uno spazio, quello del grande fiume d´Europa, dove ogni frontiera è separazione irragionevole di popoli uniti da uno stesso secolare destino.

Mia nonna triestina - che prima della Grande Guerra studiò nel collegio di Mariasaal, in Carinzia, tornandone con un undelebile inprinting mitteleuropeo - raccontava che a quel tempo potevi prendere un treno per Cracovia o la Transilvania (oggi Romania) e arrivarci in tempi più brevi rispetto a quelli di fine secolo. Su tutta la linea, un solo biglietto, un solo sistema ferroviario, una sola lingua di servizio, il tedesco. Ma quali e quante le diversità attraversate! Croati, sloveni, ungheresi, ruteni, valacchi, moravi, hutzuli, sorabi, zingari danubiani. Era questo l´impero. «Ai miei popoli», così esordiva Franz Josef nei suoi proclami.

Come si spiega, senza prendere atto di questa originalità, il fatto che l´Austria, pur ridotta ai minimi termini dalla Grande Guerra e sfiancata dalla seconda, resti una costellazione di diversità, un frammento d´impero? L´Austria non è il suo stereotipo zuccheroso di Paese-bomboniera. Non ha niente a che fare con i balconcini tirolesi ornati di gerani. Gli austriaci fuggono dai gerani, non ne possono più. Solo gli italiani ci cascano, restano subalterni rispetto a quel modello finto di Alpe ordinata per turisti. Gli abitanti dell´Impero d´Oriente preferiscono, al limite, la nostra montagna, rude e autentica, della polenta e della pietra.

L´Austria vera è altro. È lo spazio ventoso del Neusiedler See, il lago dove passava la Cortina di ferro, con i cigni siberiani che, d´inverno, atterrano sulla superfice ghiacciata, un mare di luce, tirando dentro le zampette come i carrelli di un Jumbo e gonfiando le piume sotto la pancia per aumentare l´attrito. È i rami abbandonati del Danubio invasi dalla foresta primordiale e dai migratori; oppure il verde elettrico dell´erba medica, a giugno, sulle praterie della marca del Sudest, della Stiria. È il saliscendi in bicicletta tra i campi di zucchine e le vigne del Burgenland, è sapere che, in qualsiasi posto chiederai da dormire, non ti accoglieranno come un pezzente - come in Italia - per il solo fatto di non avere un´automobile.

Allo stesso modo, Vienna non è l´operetta o l´isola pedonale di Kaerntnerstrasse. È il mercato delle verdure detto Naschmarkt, pieno di serbi e turchi con granaglie inverosimili, dove ogni sabato i venditori di roba vecchia - zingari magari, venuti dalla Russia o dalla Bulgaria - fanno la fila da prima dell´alba per guadagnare il ticket della postazione migliore. Vienna è una locanda alle due di notte, dove si incontrano, agli stessi tavoli, borghesi in smoking nel dopo-teatro, contadini in rotta per il mercato, allevatori di ritorno dal macello, scacchisti, intellettuali, adolescenti in attesa di discoteca.

Negli anni caldi di Haider, credo di aver criticato questo Paese nel più feroce dei modi, per la sua tendenza - innocentista e autoassolutoria - di rimuovere il passato scomodo e a considerare il nazismo un male subìto. Ma questo non mi impedisce di vedere i suoi pregi. Un sistema di trasporti pubblici che non ha eguali nel mondo, che ti fa vivere senza stress, senza maledire le attese e i rallentamenti, con i depositi di biciclette - controllate quotidianamente da un meccanico - in ogni più piccola stazione di provincia.

E poi, un sistema di servizi collettivi imperniato sulla dedizione e la fantasia. Quando mai verrebbe in mente alla mano pubblica in Italia di dipingere i tram con i colori delle nazioni Ue, nei giorni del semestre europeo? L´Austria, in questi giorni, lo sta facendo. I mezzi pubblici sferragliano con i colori della Danimarca, Grecia, Francia e Italia. Se le pensano tutte: per i cinquant´anni della liberazione dall´occupazione sovietica, le autorità viennesi hanno ricostruito gli orticelli di guerra in piena Heldenplatz, e hanno portato le mucche a pascolare sotto la Hofburg - il palazzo imperiale - per ricordare ai giovani la fame di quei giorni grigi del dopoguerra, in piena Guerra fredda.

Un altro mondo. Qui la cura del paesaggio conta più della cura della casa. Ho incontrato, in Carinzia, un contadino che scolpiva, in mezzo al suo campo seminato a segale, un tavolo e una panchina, all´ombra di un tiglio, per dare ristoro ai camminatori di passaggio. Sopra, c´era scritto solo «Josefsplatz», il posto di Josef. Poi, nella sua casa con stalla e due camere per gli ospiti, usava internet per i suoi movimenti bancari. Il 65 per cento del Paese lo fa, una percentuale record, impensabile in Italia. L´Austria è anche questo. Un equilibrio perfetto di tradizione e modernità.

L´Italia non ride e non canta più. Qui, invece, non c´è sperduto villaggio che non abbia la sua scuola di musica e la sua banda. L´amore per la musica si coltiva da scuole fino alla vecchiaia. In tutte le fattorie c´è, nella «Stube», un diploma d´appartenenza di lungo corso a qualche confraternita bandistica, consegnato al capofamiglia e ai suoi antenati. L´Austria è, spesso, ciò che l´Italia non è. Il colmo fu un giorno in un supermarket. C´era, a far la spesa, un signore che somigliava al cancelliere Schuessel. Mi informai col cassiere e lui disse: «Sì, è il cancelliere, perché?». Immaginatevi Berlusconi col carrello pieno di rape rosse e patate, senza scorta e giornalisti. Resta come sei, vecchia Austria. ( )
  MareMagnum | Apr 11, 2006 |
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