Yevgeny Zamyatin (1884–1937)

J’ai commencé cette nouvelle en pensant, au vu du nom de l’auteur, trouver une critique du pouvoir soviétique. Quelle erreur ! Ce court roman est en fait un drame familial, celui d’un couple simple et heureux, qu’un grain de sable vient peu à peu séparer. Trofim et Sophia s’aiment, mais Sophia n’arrive pas à avoir d’enfant, et ce manque finit par les ronger l’un et l’autre. Alors quand le menuisier de l’appartement voisin meurt, Sophia décide d’adopter la petite Ganka, espérant ainsi combler ce vide. Mais Trofim et Ganka deviennent vite proches, très proches, et bientôt trop proches pour une relation père-fille. Et Sophia voit cette fille grandir et sa place dans le cœur de Trofim et dans le foyer se réduire de plus en plus.
L’engrenage est implacable, presque tragique dans son inéluctabilité, donnant une nouvelle sombre, qui met mal à l’aise comme un fait divers auquel on aurait été mêlé.… (mer)

What a treat!.... I've recently discovered Yevgeny Zamyatin (1884-1937) as the author of "We" - a dystopian gem - and have been curious about him ever since. When I searched and found this little book of three novellas, I didn't know what to expect. And he blew me away again - but on another level. Not only it's completely different from "We" in style, it's seems utterly untranslatable into English, on maybe only remotely translatable - so much so that I was happy I ended up with the original Russian version.

He makes up his own words and phrases at times - words that describe a situation or a person so much more precisely than existing words, and that was an eye-opener too. He seems to thrive on satire and irony and is so clever and fresh and good at it as hardly any author I have encountered. His power of observation of a Russian soul, Russian identity is unparalleled, his adherence to detail in his descriptions is superb.

The first two novellas take place in Russia, the third - in England. And he shifts from East to West with incredible ease - pinpointing, in the outrageously descriptive, hilarious (and at times morbidly sarcastic and/or melodramatic) way everything that stands out in each nationality. But at the same time, he doesn't stereotype (well, he does - with a masterful touch - and he doesn't!) - his characters are made of their own individual traits, often very unusual in a compellingly good way, and often - so exaggeratedly off-putting that it takes you by surprise; but it makes them no less real.… (mer)

Nell’ampio filone della letteratura distopica un posto importante è occupato da Noi, opera del 1921 dello scrittore russo Evgenij Zamjatin (1884-1937).

Il contesto storico e sociale da cui emerge l’anti-utopia di Zamjatin è quello della dittatura stalinista, da lui trasposta in romanzo come un’organizzazione sociale in cui l’oppressione della libertà individuale agita dalla collettività spersonalizzata del “noi” giunge alla sua esasperazione tramite la totale negazione di ogni moto di libero pensiero.

Zamjatin – che di formazione era ingegnere – riconduce la disciplina meccanica e priva di emozioni del regime che descrive niente meno che ai precetti di Frederick Winslow Taylor (1856-1915), facendo di Noi uno dei primi esempi di letteratura esplicitamente critica dei confronti dello Scientific Management e dunque dell’ideologia dell’organizzazione moderna del lavoro nel suo complesso.

Uno dei passaggi chiave del romanzo contiene la descrizione, pubblicata sul “Giornale di Stato” che è organo del regime oppressivo, di un’operazione in grado di rendere felici eliminando il principale nemico della razionalità, cioè la fantasia:

«La bellezza di un meccanismo sta nel suo ritmo incessante ed esatto, simile a quello di un pendolo. Ma voi, allevati fin dall’infanzia al sistema di Taylor, non siete forse diventati esatti come un pendolo? Il fatto è che: un meccanismo è privo di fantasia! […] La colpa non è vostra, siete afflitti da una malattia il cui nome è: fantasia. È un verme che solca la fronte di righe scure. È una febbre che vi spinge a correre sempre oltre, sebbene questo “oltre” inizi là, dove termina la felicità. È l’ultima barricata sulla via che conduce alla felicità. Ma rallegratevi: essa è già stata fatta saltare! La via è sgombra! L’ultima scoperta della Scienza di Stato è la sede della fantasia […]. Una volta che il suddetto plesso venga bombardato a tre riprese con i raggi x, la fantasia non vi affliggerà più. Per sempre! Sarete perfetti, equivarrete a delle macchine, la via che conduce al 100% della felicità è sgombra».… (mer)