I libri "tristi" sono sempre i più belli?

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I libri "tristi" sono sempre i più belli?

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1francemer
apr 6, 2009, 3:47 am

Ho letto l'ultimo della Mazzantini, molto bello ma veramente triste. Il tema della maternità difficile e poi della guerra nella ex Iugoslavia trattato molto bene, ma 500 pagine tristi.

Se dovessi fare una veloce pensata ai libri più belli, mi vengono in mente Cecità di Saramago, Il Velo Dipinto di Maugham. I classici come Delitto e castigo, Guerra e pace, La bestia umana di Zola...... I premiati italiani e anche ben venduti come Il dolore perfetto di Riccarelli, I numeri primi, Rosso Vermiglio. Oppure il bellissimo Espiazione di McEwan.

Ci sono libri belli e allegri, ma l'atmosfera e la pena per i protagonisti dei testi tristi, secondo me non ha pari. Probabilmente il lieto fine avrebbe immediatamente chiuso il ricordo sul libro e passato oltre, invece il dramma resiste nel tempo.

Che ne pensate?

2luigifoschini
Redigerat: apr 6, 2009, 6:28 am

Penso che dipenda sia dal gusto personale, sia dallo stato d'animo del momento. Personalmente, preferisco i libri "a lieto fine", per quanto di tanto in tanto riesco ad apprezzare anche libri "tristi". Figli e amanti o Il rosso e il nero sono libri che ho letto e apprezzato, ma in certi momenti.

Inoltre, come scrisse Calvino, i classici sono interessanti perché hanno sempre qualcosa da dire, perché vanno a toccare questioni che sono state sempre presenti nella storia dell'uomo. E' la stessa spiegazione su cui si basa il successo della serie "Guerre stellari": Lucas ha studiato le leggende e i miti delle varie popolazioni terrestri, alla ricerca di punti in comune, su cui imbastire la trama dei film. Li ha trovati e penso che a quel punto avrebbe avuto poca importanza se la serie finiva bene o male. Anche se, per stessa ammissione di Lucas, hanno preferito iniziare con il IV episodio perché "finiva bene" e avrebbe quindi attirato maggiormente il pubblico.

3larianna
apr 9, 2009, 4:54 am

sono d'accordo con luigi: gusto personale e stato d'animo sono fondamentali nell'apprezzare un libro e nel coglierne la potenza comunicativa. aggiungo una riflessione un po' semplicistica ma non del tutto fuori luogo: mi pare che si tenda a ritenere gli argomenti "tristi" in qualche modo più pregnanti quanto a significato, come se il divertimento e la risata fossero cosa che passa e va e serve solo per un momento di distrazione. forse abbiamo pochi esempi di libri "allegri" che abbiano anche una certa capacità di coinvolgere delle emozioni profonde, ma se penso all'orlando furioso non posso che celebrare la letteratura che fa sorridere!

4ruslanbau
apr 13, 2009, 2:02 pm

E se si trattasse di identificazione? Grazie a francemer do voce ad una riflessione che mi capita di fare ogni tanto, e cioè che se è vero(è vero anche per chi legge?) che i passaggi tristi della nostra vita permangono più a lungo e tornano in mente con maggior frequenza (e forse sono statisticamente più numerosi) di quelli allegri e leggeri, ci può stare che leggendo Cecità si provi un'emozione più duratura e coinvolgente rispetto per esempio a quando si legge Benni..

5francemer
apr 27, 2009, 10:18 am

No, non è identificazione perchè ho un carattere opposto, mi piace cazzeggiare, ridere e spassarmela (quando posso), tendo sempre a vedere il lato positivo.

Credo che i libri "tristi", forse mi sono espresso male all'inizio, cioè i libri con una trama drammatica siano più profondi, ti facciano riflettere di più e lascino il segno.

Se penso a libri belli che ho letto, immancabilmente me ne vengono in mente subito alcuni dalla trama drammatica. Di Maugham per esempio, mi ricordo "il velo dipinto" perchè era veramente drammatico e ne ricordo anche la trama. Qualche settimana fa ho letto l'ultimo della Mazzantini, tremendo quanto ad intensità e drammaticità. Difficilmente dimenticherò le sensazioni.

6Valerimmel
jun 29, 2009, 6:28 am

Ciao a tutti.
Di solito chi scrive tende a farlo quando è particolarmente triste, come succede a me.
In ogni caso una lettura triste o drammatica può colpire o meno, dipendendo dallo stato d'animo.

7IoAnnalisa
jun 30, 2009, 9:43 am

Non so, non capisco bene il tema di questa discussione. Non riesco a distinguere un romanzo triste da uno allegro. Non ho letto la Mazzantini e non lo farò nell'immediato non per snobismo ma perchè prima di lei ho mille altri libri da leggere e un tempo troppo breve davanti! Credo che i libri di cassetta siano destinati proprio a suscitare emozioni; con tutto il rispetto per la problematica che vi è sottesa e che non conosco, libri come quelli di Mazzantini ( ma non solo) mirano a far piangere e disperare, così come altre pubblicazioni mirano a far sganasciare dalle risate.
Comunque non mi viene in mente un romanzo uno che sia uno che possa definirsi allegro. Neppure opere satiriche o ironiche ( penso ai miei amati Hoffman o Swift per esempio), che pure fanno ridere o sorridere, certo non possono definirsi allegre. Dire che si scrive solo quando si è tristi, d'altra parte, mi pare un luogo comune. La tristezza è connaturale all'essere di chi abbia discernimento, visto che la nostra complessità è senza soluzioni, il senso delle cose è irragiungibile e che prima o poi tutto si dissolverà. Ah ah volevo far ridere, più che altro, saluti a tutti scusate

8texarcana
aug 21, 2009, 12:59 pm

brava annalisa. non leggere la mazzantini che proprio è inutile.
ci sono milioni,ma che dico centinaia, di libri che bisogna leggere senz'altro prima di questa sopravvalutata signora... però non mi hai fatto ridere, quindi puoi non scusarti... kiss

9francemer
sep 10, 2009, 4:10 am

cara texarcana, un libro è sempre utile, magari non piace a noi, potremmo sempre lasciarlo da qualche parte e potrebbe piacere a qualcun altro.
Non sono un esperto in scrittura, a me piace leggere semplicemente perchè mi interessano le storie. Prediligo i romanzi. Mi piace leggere i classici russi e francesi, ma anche gli italiani. Leggo quelli moderni, italiani e stranieri perchè, anche se non a livello dei predecessori dei decenni passati, esprimono il mondo in cui viviamo oggi. Della Mazzantini ho letto anche qualche libro precedente e mi era piaciuto "Non ti muovere", gli altri, tipo "Zorro" erano sicuramente meno interessanti. Questo qui di cui scrivevo, che ha appena vinto il premio Campiello, è molto triste ma scrive di realtà a noi vicinissime. La guerra nella ex Iugoslavia e la difficoltà delle coppie ad avere figli. Forse non ha lo stile di D'Annunzio, non è profonda come Sciascia, ecc.... ma ti assicuro che descrive molte situazioni drammatiche in modo coinvolgente.
Un libro riesce molto meglio della TV e altri mezzi di informazione a farti "sentire" cosa sta succedendo in posti diversi da casa nostra.

E' strano come noi lettori e persone normali, amiamo sempre quelli che non riescono e vengono rifiutati mentre odiamo i personaggi che raggiungono successo e fama. Io credo che fra la Mazzantini e Moccia ci sia un bel pò di differenza, se poi mi dici che non ci sono Dante e Manzoni in giro, bè questa è un'altra cosa. Ma possiamo leggere solo classici che raccontano un mondo che non esiste più?

10IoAnnalisa
sep 11, 2009, 5:13 pm

Non odio affatto Mazzantini. Mi sta pure simpatica e comunque sono sempre contenta per chi raggiunge successo e fama scrivendo. Certo che non possiamo restare ai classici ( anche se chi l'ha detto che il mondo che descrivono non esiste più?). Leggerò 'sta Mazzantini. Sto leggendo In Patagonia di Chatwin, ho appena finito Herzog di Bellow e per restare all'argomento di questa discussione non riesco a definirli "tristi" anche se allegri certo non sono.