L’era Merckx è stata l’ultima di un ciclismo che si può definire ‘eroico’, prima dell’accesso sistematico alla farmacia e della deprecabile specializzazione. Si iniziava tutti con la Milano-Sanremo (o, meglio, con il Trofeo Laigueglia) e si finiva con il Giro di Lombardia: altro che correre solo il Tour o solo le classiche del nord. Il libro di Ballestracci romanza mirabilmente quei dieci anni, ricostruendo attorno alla vita ed ai successi del campione belga il piccolo mondo del pedale – fatto di rivalità, confronto, rispetto o mancanza di, fortuna e sfortuna – e le emozioni che sapeva regalare agli appassionati. L’autore sottolinea che non si tratta di una biografia: così può ricostruire le prime pedalate del campione nella campagna fiamminga in pagine che sono fra le più belle del libro, ambientandole in un fantastico paesino dove tutti hanno un cognome ciclisticamente pesante. Oltre all’invincibile Eddy ed al suo sogno di un ciclismo ben temperato, l’altro grande protagonista è l’inglese Tom Simpson, prima sorta di Virgilio che inizia il giovane Merckx ai segreti del ‘gruppo’ e poi protagonista di una ‘morte sul lavoro’ ingiustamente calunniata per decenni. Il romanzo non rispetta una rigida scansione temporale, ma l’autore si lascia guidare dalle esigenze del racconto per muoversi da un momento topico all’altro; inoltre, il punto di vista è variato, dipende da chi è di scena e le molteplici voci contribuiscono ad aumentare il fascino del racconto. Che, oltre ad essere bello a prescindere, rende giustizia ad un campione che, per la sua fame di vittoria, non poteva, ai suoi tempi, riuscire particolarmente simpatico. ( )