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Laddar... The Cantos of Ezra Pound (New Directions Books) (urspr publ 1970; utgåvan 1999)av Ezra Pound (Författare)
VerksinformationThe Cantos of Ezra Pound av Ezra Pound (1970)
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Gå med i LibraryThing för att få reda på om du skulle tycka om den här boken. Det finns inga diskussioner på LibraryThing om den här boken. Is it worth reading, or is it a load of horseshit? Yes. In my opinion there was a strong strain of horseshit in old Ez, and this is not just because he was at certain points of his life a lousy anti-Semite. When he bothered to leave his ear ON, he had one of the more exquisite ears of any poet; however, he often chose (at least to me it "feels like" he chose) to turn his ear OFF, and leave whatever poetry was coming out of him slathered with blubs and slubs of undigested ... stuff. And the stuff chokes out whatever music there might have been (no, I don't think all poetry has to strive for a quality of music, but ...). In The Cantos, this gets really bad in the "Adams" sections of the work. More to come -- I'm going to start through this again soon. Ezra Pound foi — com todas as honras — um grande poeta pagão, ou melhor, um pagão grande poeta - neste mundo cristão e ocidental ora ameaçado por jihadistas e neo-islâmicos. Pound foi também, portanto, ao lado de Mayakovsky, o maior poeta “participante” anticapitalista. Durante diversas partes dos Cantos, ele soube contrapor a naturalidade do comportamento do estar pagão à (segundo ele) hipocrisia da civilização cristã. Numa boutade, dizia que seria legítimo substituir o Velho Testamento, como texto sagrado, pelas Metamorfoses, de Ovídio! Em suma, em matéria de recriar, de refazer, de reconstruir um dos lances mais elevados da poesia no século passado atual, o tradutor José Lino Grünewald soube premiar a língua portuguesa. inga recensioner | lägg till en recension
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For this edition of one of the great landmarks in twentieth-century poetry two previously uncollected cantos have been added, and some passages from other cantos, omitted from earlier printings, restored to the text. The additional cantos, numbered LXXII and LXXIII, were written by Ezra Pound in Italian, during the collapse of Italy at the end of the war. They belong in the sequence between the John Adams and the Pisan cantos. Inga biblioteksbeskrivningar kunde hittas. |
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Google Books — Laddar... GenrerMelvil Decimal System (DDC)811.52Literature English (North America) American poetry 20th Century 1900-1945Klassifikation enligt LCBetygMedelbetyg:
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Libri impossibili da leggere perchè troppo impegnativi, spesso inavvicinabili dall'uomo comune, perché difficili nella forma e nei contenuti. Troppo concettuali, intellettuali, di cui però tutti ne parlano, li citano e menano vanto di conoscere, ma nessuno li ha veramente letti. Ne volete qualche esempio? Per motivi personali e professionali ne ricordo qualcuno, chi legge avrà memoria di altri. Sono scelte quanto mai personali legate all'esperienza, alla professione, alle tendenze e proprie predisposizioni. Libri come l' "Ulisse", "La Veglia di Finnegan", entrambi di James Joyce, "La montagna incantata" di Thomas Mann, il "Silmarillion" di John Tolkien, "Il Nome della Rosa" di Umberto Eco, "Il Castello" di Franz Kafka, "Il Principe" di Machiavelli.
"I Canti Pisani" di Ezra Pound è uno di questi libri sui quali intendo soffermarmi. Un libro di fronte al quale chi legge si sente smarrito e sperduto per la dimensione sia spaziale e temporale che lo comprende, per il viaggio orizzontale e verticale che l'autore percorre attraverso la foresta dei simboli che caratterizza l'esperienza umana. La sola storia di Ezra Pound è di per sé un "classico". Per poter comprendere l'universalità che questo grande libro esprime, credo non ci sia migliore descrizione di quella che ne fece sessanta anni fa Eugenio Montale. Ecco quanto scrisse:
"I Canti Pisani" sono una sinfonia non di parole, ma di frasi in libertà. Non siamo tuttavia nel caos perché queste frasi sono legate da un "montaggio" che supera di gran lunga, per apparente incoerenza, quello di qualche parte dell' "Ulysses" e dell'eliotiana "Waste Land". Si tratta però di un montaggio di cui sfugge totalmente il connettivo, il nesso conduttore. Immaginate che si possa radiografare il pensiero di un condannato a morte dieci minuti prima dell'esecuzione capitale, e supponete che il condannato sia un uomo della statura di Pound e avrete i "Canti Pisani": un poema che è la fulminea ricapitolazione della storia del mondo (di un mondo), senza alcun legame o rapporto di tempo e di spazio (...) Migliaia di personaggi, fitto intarsio di citazioni in ogni lingua, ideogrammi cinesi, brani di musica, allusioni a tutto ciò che per cinquant'anni ha alimentato, nella storia, nella filosofia, nella medicina, nell'economia e nell'arte il pensiero moderno, non senza salti vertiginosi nel mondo del mito e della preistoria (....). L'interesse è però ravvivato dal fatto che qua è la', in questi canti di prigioniero, intravediamo un Pound nuovo, provato dal dolore, una voce che piange, che geme, che soffre; e sentiamo allora che il gioco diventa serio e lo spettacolo del clown si fa tragedia".
Non credo si possa aggiungere altro. Un libro universale che comprende spazio e tempo, che va oltre il soggetto e diventa oggetto, significato e significante nella dimensione dell'essere e del divenire. Un libro davvero per tutti e per nessuno. Tutti sono sfidati ad entrare nella mente del poeta che scrive, prigioniero di se stesso e del mondo. Pochi sapranno leggere il suo messaggio arrivando fino in fondo. Lo dice chiaramente "il grande fabbro" Pound nel canto 81, parlando della vanità dell'essere e del mondo.
Quello che veramente ami rimane,
il resto è scorie
Quello che veramente ami non ti sarà strappato
Quello che veramente ami è la tua vera eredità
Il mondo a chi appartiene, a me, a loro
o a nessuno?
Prima venne il visibile, quindi il palpabile
Elisio, sebbene fosse nelle dimore d’inferno,
Quello che veramente ami è la tua vera eredità
La formica è un centauro nel suo mondo di draghi.
Strappa da te la vanità, non fu l’uomo
A creare il coraggio, o l’ordine, o la grazia,
Strappa da te la vanità, ti dico strappala
Impara dal mondo verde quale sia il tuo luogo
Nella misura dell’invenzione, o nella vera abilità dell’artefice,
Strappa da te la vanità,
Paquin strappala!
Il casco verde ha vinto la tua eleganza.
“Dominati, e gli altri ti sopporteranno”
Strappa da te la vanità
Sei un cane bastonato sotto la grandine,
Una pica rigonfia in uno spasimo di sole,
Metà nero metà bianco
Né distingui un’ala da una coda
Strappa da te la vanita’
Come son meschini i tuoi rancori
Nutriti di falsità.
Strappa da te la vanità,
Avido di distruggere, avaro di carità,
Strappa da te la vanità,
Ti dico strappala.
Ma avere fatto in luogo di non avere fatto
questa non è vanità. Avere, con discrezione, bussato
Perché un Blunt aprisse
Aver raccolto dal vento una tradizione viva
o da un bell’occhio antico la fiamma inviolata
Questa non è vanità.
Qui l’errore è in ciò che non si è fatto, nella diffidenza che fece esitare.
Ezra Pound,
"Pisan Cantos"
(Canto 81) ( )