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Laddar... Borgen i Otranto (1764)av Horace Walpole
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My first thought when reading this book was what in the Henry VIII kind of hell is this? There are better Gothic lit novels out there you can read but if you want a quick classic, this is a good choice. You could finish it in a day, maybe a few nights if you don't fall asleep first. Would I read this again? Probably not. Am I glad I did? Absolutely. The book is the Gothic grandaddy and I was here for it. I liked this one for what it was and I can see why it is an important read for the genre. It was interesting enough to keep my attention but I didn't go in to it expecting a masterpiece. If you do the same, you may enjoy it a little bit too. If you don't find that it keeps you entertained, you could go down the Horace Walpole rabbit hole like I did. He's far more interesting than the novel itself. Like a self cleaning oven, the “first Gothic novel” is also a self parody. A slight, ridiculous business with a medieval ghost giant. I will say, you can’t beat how the story starts. In a way, it’s all downhill from there. You would think it’s a Monty Python skit, or an episode of Scooby Doo , but they can sit this one out. It’s already baked in the cake. No harm to read (better as an audio book), often funny, in a so bad it’s good way. Considering it’s historical context is as good a way as any to pull you through this silly exercise. I guess you had to be there. Widely accepted as the original Gothic novel, it establishes something of the tone and tropes that most readers will recognise in later, and better works. If you’re expecting Poe, Lovecraft, Shelley, or similar in intensity of mood, ingenuity of plot, or anything resembling immersive credibility, then you won’t find it here. Take it for what it is though, an original, and for its time (1765) groundbreaking little piece of whimsical artifice, and you might enjoy it. El principal personaje de El castillo de Otranto es el castillo mismo, omnipresente durante toda la obra. En él y en una iglesia cercana se desarrolla toda la intriga, protagonizada por el usurpador del principado, Manfredo, para que no se cumpla una profecía que vaticina que será desposeído del castillo y su linaje será castigado.
Ci sono due modi per accostarsi a questa pietra miliare del gotico. Leggerlo e goderne la bellezza, pur dopo 250 anni dalla stesura. Il Castello di Otranto è infatti del 1764 ed è considerato universalmente il capostipite dei romanzi gotici, genere letterario che si è diffuso fra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento. La trama così, semplicemente a riassumerla, ha dell’assurdo e del raccapricciante: un principe che è anche un usurpatore ed un tiranno in seno alla propria famiglia e al proprio popolo, intrighi che si dipanano uno via l’altro, eroine vergini che difenderanno il proprio onore a costo della vita, mogli troppo acquiescenti e sante, padri e frati che si mescolano, santi, villains, incesti sui generis, fantomatici giganti, apparizioni e prodigi di ogni sorta. Del resto, “verso la metà del XVIII secolo, Gotick (come spesso veniva scritto nell’inglese settecentesco), non era più un generico sinonimo di teutonico o germanico, ma significava semplicemente medievale – quindi un termine da poter usare in contrapposizione a classico – da associarsi quindi a eccessivo, pittoresco, romantico”. A volerlo riassumere, il romanzo narra della vita di un principe, il cui avo ha usurpato il trono di Otranto, che in attesa che l’erede maschio sposi la figlia del principe di Vicenza, attende con timore l’avverarsi della profezia che vagheggia della perdita del reame usurpato quando l’usurpatore stesso sarà diventato troppo grande per regnare ed al contempo perderà l’erede maschio. Quindi, seppur giovane, l’unico figlio maschio, secondogenito rispetto alla bellissima sorella Matilda, verrà immolato dal padre, per assicurare la dinastia. Ma proprio il giorno del matrimonio, questo povero giovane imberbe morirà, schiacciato da un elmo gigantesco. Il principe Manfredi allora, in preda a pruderie e a visioni catastrofiche sul suo regno in pericolo, tenta in ogni modo di impossessarsi di Isabella, la giovane principessa, promessa sposa di suo figlio. La quale, essendo orfana di madre ed avendo trovato nella principessa Ippolita, moglie del principe di Otranto, un surrogato di madre, fugge dinanzi al vecchio satiro e si rifugia nel vicino convento. Nel frattempo un villain che tenta di spiegare la presenza del gigantesco elmo e cerca poi di aiutare la dolce e virginale giovane Isabella a fuggire, viene incarcerato dall’oramai incontenibile Manfredi, che minaccia perfino di togliergli la vita. Da qui in poi è un carosello in crescendo di riconoscimento tra pii frati e villain che discendono da antiche casate nobiliari, con servitù che continua ad avvistare nel castello pezzi del gigantesco essere che sembra essersi materializzato per portare a conclusione l’antica profezia. In queste fosche e complicate circostanze, nelle quali il principe di Otranto è sempre più deciso a perseguire i suoi pruriginosi propositi con la giovane ed indifesa innocente, tanto da voler divorziare dalla integerrima e dolce moglie Ippolita, con la scusa che non potrà mai dargli un altro erede maschio, ecco comparire all’orizzonte anche un misterioso cavaliere con tutto il suo seguito, che arriva alle porte del Castello di Otranto per rivendicare il suo legittimo trono. Nel frattempo la figlia del principe di Otranto, la bella Matilda, di cui il padre si è sempre disinteressato in quanto femmina, incontra del tutto casualmente il giovane villain che si è scoperto essere in realtà il vero pretendente al trono di Otranto. Non proseguiremo in questa ribalda cavalcata per non anticipare al lettore chi vivrà e chi morrà, chi sarà il vero principe di Otranto, chi è il gigante venuto a sistemare la questione della successione al trono e che fine faranno le tre protagoniste femminili di questa anche esilarante – da un certo punto di vista – suggestiva commedia drammatica. Parlavamo di due modi di leggere questo incredibile romanzo pittoresco, che scomoda finanche il sommo bardo. Essere curiosi. Leggere le prefazioni alle due edizioni e frugare tra le notizie perché in questo romanzo dove anche la dualità è fondamentale, ci sono simbologie che a conoscerle in anticipo, rendono ancora più godibile la lettura di questo romanzo. Innanzitutto la scelta di Walpole, nella prima edizione – escamotage del resto già utilizzato – di presentare il testo come la traduzione di un manoscritto stampato a Napoli nel 1529 e ritrovato poi nella biblioteca di un’antica dimora del nord dell’Inghilterra. Nella seconda edizione, d’altronde, visto il consenso del pubblico, Walpole svela la paternità dell’opera e rende necessaria da parte dell’autore una spiegazione sul perché e da quale humus egli l’abbia composta. Ma mentre con la prima stesura, il romanzo era stato inserito nel filone del romanzo medievale, una volta scoperte le carte da parte di Walpole, gli stessi critici ed una parte del pubblico ribaltarono il proprio gradimento dell’opera, dichiarandola, o meglio, riducendola ad una semplice prosa romantica, troppo assurda e rocambolesca. Per sua stessa ammissione, Walpole aveva cercato di scrivere ciò che doveva essere il trait d’union tra il novel e il romance, visto anche l’acceso dibattito del tempo su cosa dovesse essere la letteratura. Se cioè i romanzi dovessero essere o meno rappresentativi della vita o più puramente immaginari (naturale contro romantico). Sia quel che sia, Walpole con il suo Il Castello d’Otranto delineò e fissò ciò che da qual momento in poi divennero caratteristiche comuni per i romanzi gotici e di cui abbiamo già accennato poc’anzi: il castello con annessa foresta, finanche grotte, abbazie o santuari, il vile tiranno persecutore, la vergine perseguitata e l’eroe integerrimo, in un ambiente fosco e abitato da oscure presenze. Per concludere, una commistione tra ricerca e lettura del romanzo, come di consueto, risulterà essere la più confacente a questo romanzo che, per proseguire sul concetto di dualità, si diletta fra bianco e nero, tra buono e cattivo, tra principe e villain, tra virginale e depravato, tra santo e demoniaco, quasi a ricalcare la tragedia comica o la tragica commedia che Shakespeare, ammirato grandemente da Walpole, ha lasciato ai posteri. A cura di Marina Morassut Ingår i förlagsserienBUR: L [Rizzoli] (487) — 7 till Ingår iThree Gothic Novels: The Castle of Otranto; Vathek; The Vampyre; and a Fragment of a Novel av Horace Walpole Har bearbetningenInspireradeStuderas iUppmärksammade listor
Classic Literature.
Fiction.
HTML: Widely considered the first gothic novel, and indeed an initiator of the whole genre, The Castle of Otranto is a 1764 novel by Horace Walpole. It tells the tale of the lord of a castle, Manfred, and his family. Manfred's son Conrad is about to be married to princess Isabella, but Conrad is killed; crushed to death by the fall of a huge helmet from above. In light of an ancient prophesy, this tragic event is especially ominous. .Inga biblioteksbeskrivningar kunde hittas. |
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Är det här du?
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I did like the sentiment in this bit in particular: "Hast thou so soon forgotten that twice the savage Manfred has pronounced thy sentence?" — "Nor have I forgotten, sir," said Theodore, "that the charity of his daughter delivered me from his power. I can forget injuries, but never benefits." (