Alla domanda del titolo – “vecchia”! – corrisponde una trattazione agile e non moralistica, che non si fonda su principi filosofici o spirituali – anche se l’autore, presidente del Comitato Etico di Banca Etica, certamente non li misconosce. Il punto di partenza sono le numerose, e ormai consolidate nel tempo, indagini sulla “felicità dichiarata” da campioni di cittadini dei vari paesi del mondo. Dopo aver discusso l’attendibilità di tali statistiche – sostanzialmente accettabili – il libro ci induce a riflettere sul rapporto tra felicità e: reddito, inflazione, disoccupazione, lavoro, mercato, ambiente… Fra le conclusioni: il grado di felicità dipende dal numero e qualità delle relazioni umane; la ricchezza assoluta è assai meno importante della ricchezza relativa (a quella del gruppo sociale di riferimento), ossia del grado di equa distribuzione delle risorse. In altre parole: reddito pro capite e felicità non coincidono. Lo sospettavamo già. Ma è bello vederlo “dimostrato” da un economista. ( )